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Data

30 June 2023

Scritto da

Francesca Battistella

Come si scrive un giallo - PARTE TERZA

Dove ci occupiamo di ambientazione, di come documentarsi, di incipit e cliché.

“…il giallo è in fin dei conti un dramma di maschere e non di volti.” (G. K. Chesterton, Come si scrive un giallo, p. 25 - Sellerio ed. 2019)

Vi avevo promesso di parlare dell’ambientazione e così sia, sebbene immagino che dopo questo capitolo gli aspiranti giallisti decideranno di tornare a essere felici e compulsivi lettori del genere, per la gioia di editori e librai. Nell’ambientazione risiede la congruenza del racconto. Mi spiego. Quando s’inizia un’opera bisogna aver deciso il dove, il quando e il come. Del ‘dove’ fa anche parte il linguaggio usato. Se la storia si svolge, per esempio, a Napoli, qualche frase, battuta, modo di dire locale andranno inseriti. Fanno parte del ‘colore’. Non c’è bisogno che diventiate dei Camilleri, del Maestro, a mio parere, non ci sono epigoni, ma qualche accenno è doveroso. Idem se vi piace utilizzare musica ascoltata per caso o di proposito dai personaggi. Se vivono a Spaccanapoli è più facile che odano cantare Era di maggio che non O mia bela Madunina. Le ipotetiche frasi in dialetto vanno scritte come si deve, non come supponete si scrivano. Ci sono manuali da consultare e persone esperte che sanno come si fa. Chiedete, che a chiedere non si fa mai peccato, come si dice a Napoli per l’appunto, ma siate precisi, attenti. Nel ‘dove’ rientrano, naturalmente, i luoghi dell’azione legati a loro volta al ‘quando’. Se scegliete un’epoca passata, anche se si tratta di una città o di un paese che conoscete bene, siate comunque consapevoli che le descrizioni devono essere accurate. Pertanto, sinceratevi che quella via, quel palazzo particolare, quel monumento, quel cinema o teatro esistessero già o che un determinato quartiere dal quale transita la vostra storia fosse già presente. Lo stesso vale per la musica, i film, le trasmissioni televisive e radiofoniche, per non parlare del calendario (non dimenticate di controllare che se il fatto X dell’anno Y succede nel giorno Z quello non sia il 29 febbraio di un anno NON bisestile). Attenti ai cognomi dei personaggi. Dovrebbero essere sempre quelli tipici della zona (una ricerca su Google aiuta, fidatevi) o se non lo sono sarà bene specificare la provenienza di chi li porta. Idem per l’abbigliamento e l’alimentazione. Ogni epoca ha la sua moda e ogni regione i suoi piatti tipici.

E passiamo al ‘come’. Si suppone che ormai sappiate cosa volete raccontare e abbiate in mente con quale ‘voce’ raccontarla. Credete basti? Magari. Vi siete documentati? E non mi riferisco a quanto scritto in precedenza, ma, per cominciare, a tutto quello che riguarda il delitto o i delitti, le tecniche di indagine, le eventuali autopsie, le forze dell’ordine coinvolte e il loro ruolo, le armi o i veleni che avete in animo di utilizzare. E potrei andare avanti per un pezzo, ma so per esperienza che le magagne saltano fuori quasi sempre quando si è nel punto culminante della storia e ci si accorge di non sapere nulla di un elemento che ci serve per far progredire il racconto. A questo proposito consiglio, per la parte reati, indagini, arresto e via andare il bel libro di Livio Galla “Gialli senza errori”. Una volta c’erano editor bravissimi che a libro concluso vi avrebbero segnalato, fra le altre cose, ogni strafalcione impedendovi, ad esempio, di usare la parola ‘coroner’ - figura che in Italia non esiste - al posto di ‘medico legale’. E documentatevi anche sul mondo che circonda il/ì protagonista/i. Molti lettori non sono attratti solo dalla trama, ma dal contesto in cui la vicenda si svolge. Se al centro c’è, ad esempio, un avvocato, chi legge vorrà sapere come si svolge la vita lavorativa di costui, i meccanismi che regolano le cause che difende, fin dove può spingersi nell’indagare e informarsi. Nessuno si aspetta che scriviate un manuale di legge, ma di sicuro dovrete fornire sufficienti indicazioni per aiutare il lettore che non sia un avvocato - ma peggio ancora se lo è perché vi farà le pulci, magari in uno di quei detestabili post sui social proprio sotto la pubblicità del vostro libro - a seguire lo svolgersi della vicenda legale. E comunque non importa chi sia o quale professione svolga il vostro primo attore, quello che importa è che il suo mondo sia ben descritto, che voi abbiate imparato a conoscerlo e a spiegarlo ai vostri lettori, senza annoiarli. In altre parole, che vi siate documentati. Incipit, già. Quale sarà mai il periodo o i periodi fulminanti che cattureranno l’attenzione di chi apre per la prima volta il vostro libro? Non sono un’esperta, per carità, ma credo la scelta sia più vasta di quelle regole che ho sentito in giro, cinque o sei, non ricordo bene. Il punto è che bisognerebbe leggere tanto, anzi, tantissimo e farsi un’idea personale di quanti modi ci sono per iniziare un giallo e poi scegliere quello che sentiamo più nostro. Un esempio fra tutti è il primo libro scritto dal vincitore del Premio Scerbanenco 2022, massimo riconoscimento italiano nel campo del giallo, Les Italiens di Enrico Pandiani. Un inizio, come direbbe lui, al fulmicotone, da leggere perché pura, travolgente azione. Altro esempio, l’inizio di Sol Levante del compianto Michael Crichton dove appare il protagonista sotto interrogatorio quando ormai tutto si è compiuto e noi lettori smaniamo per sapere cosa diavolo sia successo. Potete scegliere la dolcezza di un paesaggio di montagna dove all’improvviso si scopre un morto ammazzato; una tranquilla cena in famiglia dove irrompono dei ladri assassini; un sogno dal quale il protagonista viene risvegliato dal telefono con la notizia di un delitto (molto Camilleri!); un incipit qualsiasi che solo in apparenza non ha nulla a che vedere con il resto, ma leggendo il seguito si capirà il perché. Fate voi. Per finire, di una cosa vi prego. Quando create i vostri personaggi evitate i cliché. Al momento popolano il giallo e spopolano un po’ troppo per i miei gusti. I cliché sono come la moda di un periodo e non ci si salva. Siate originali, siate unici, siate voi stessi. E soprattutto, non smettete mai di leggere, di nutrirvi di parole, di cercare le voci più diverse e singolari. Così capirete di cosa parlo quando parlo di cliché. Ma se così non fosse, a spiegarvelo ci penserà la prossima puntata di questa mini serie.


Qual è l’incipit che vi é rimasto più impresso e la storia gialla che avete amato di più?


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