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Data

16 June 2023

Scritto da

Francesca Battistella

Come si scrive un giallo, ma non solo - PARTE SECONDA

Dove ci occupiamo di ispirazione, trama e altre cosette.

“Una trama, dopotutto, non dovrebbe mai essere una cosa rigida nella mente dello scrittore che si mette al lavoro.” - Patricia Highsmith, Come si scrive un giallo, p. 53 - Minimum Fax ed. 2015

Sempre con la doverosa premessa che siamo qui per divertirci andiamo avanti nel nostro discorso su giallo, thriller, noir e su tutto quello che li mescola e li accomuna. Per semplificare le cose scriverò ogni volta ‘giallo’ (lo sapete, vero, che la parola è usata unicamente da noi italiani e viene dal colore delle copertine dei primi ‘gialli’ Mondadori?) per definire di cosa parliamo. Volete scrivere un giallo? Mi auguro sappiate in quale labirinto vi state cacciando! Leggere gialli è un conto. Pensare che, siccome ne abbiamo letti tanti, siamo anche in grado di scriverne uno, è - credetemi - tutt’altra faccenda. Un bravo giallista deve somigliare in tutto e per tutto a un bravo bugiardo, in altre parole dev’essere dotato di un’ottima memoria. Questo perché qualunque elemento venga mostrato, descritto, trovato, visto eccetera non solo deve avere un suo perché, ma non va più dimenticato nel corso della narrazione. È la solita vecchia storia: mai mostrare una pistola se non si ha intenzione di usarla.

Detto questo qualcuno si domanderà da dove un giallista trae l’ispirazione per iniziare l’opera. Come sempre, quando si decide di scrivere un racconto o un romanzo o per l’appunto un giallo, qualsiasi cosa può suscitare la scintilla iniziale. E siccome noi esseri umani siamo tanto diversi gli uni dagli altri, ognuno troverà la propria ispirazione dove lo ritiene più opportuno e partendo da questa comporrà la sua storia. Può essere un articolo letto su un giornale o una rivista, un programma televisivo, un racconto ascoltato, una situazione osservata in un luogo pubblico o privato, un saggio o un libro letti. E non parlo di copiare in modo pedissequo le storie lette o ascoltate, ma, appunto, di trarre ispirazione dalle medesime per costruire una trama nuova, personale e, soprattutto, originale. E di narrarla con la propria ‘voce’ ricordandosi che, una volta decisa la tonalità, questa va tenuta per tutto il tempo senza prendere stecche.
Volete qualche suggerimento su come partire? Raccontatevi la storia. Raccontatevela mille volte nella testa finché non diventi parte di voi. E poi, via! Dicono che un giallista dovrebbe sapere fin dall’inizio chi è il colpevole e attribuirgli le quattro M: murder, motive, means and moment of opportunity (da noi si dice più semplicemente: movente, mezzi e opportunità). Insomma, il giallista comincia - nella sua mente - dalla fine. E per molti è proprio così.
È utile, subito dopo, stendere una scaletta dello svolgersi degli eventi e pensare ai personaggi: protagonisti, comprimari e comparse che appariranno. Niente di assoluto e definitivo. Infatti, nel corso della prima stesura, può succedere di scoprire che ne abbiamo messi in pista troppi o troppo pochi e dunque varrà la pena di ‘aggiustare il tiro’. La trama dovrà essere ben strutturata e portare a una conclusione logica (se è vero che non tutte le regole di Knox vanno seguite alla lettera, alcune sono imprescindibili. Perciò, forse vale la pena di tornare alla puntata precedente e rileggerle).
Il protagonista, che sia un detective vero o amatoriale, dovrà comunque essere credibile, avere delle capacità intuitive o deduttive, una sensibilità, un lavoro o un’occupazione che non facciano a pugni con l’indagine da svolgere. E magari diamogli anche un aiuto esterno sul genere di Watson, senza però trasformarlo in una caricatura. Ogni tanto bisognerà anche depistare il lettore con falsi alibi, atti mancati, dimenticanze, sparizioni e bugie dei personaggi di contorno. Depistare il lettore, non imbrogliarlo, che sia chiaro! Perché alla fine la soluzione dev’essere una sola. Non è possibile o accettabile, ad esempio, che un’informazione sia appannaggio solo dell’autore e che costui la tiri fuori alla fine, come un coniglio dal cilindro, per risolvere una situazione ingarbugliata. Naturalmente, dovrete scegliere DOVE la vicenda si svolge, in quale periodo storico e l’arco temporale in cui tutto accade. Ma di questo parleremo nel prossimo capitolo. Per ora, ecco qualche indicazione sul possibile sviluppo della trama:
Chiedetevi chi è il protagonista, che caratteristiche ha e se uscirà vincente o non dalla storia.
Che atmosfera avrà la narrazione?
Commedia brillante, dramma, un racconto semplice e distaccato?
Quando e come far avanzare la storia?
Lo scoprirete scrivendo, ma tenete sempre a mente il genere scelto: thriller con avanzamenti rapidi, giallo e noir più tempo per parentesi descrittive e dialoghi che esulino dal ‘plot’ investigativo.

A proposito delle parentesi descrittive, per favore, non usate pagine su pagine per far vedere ai lettori una stanza se bastano cinque righe per cogliere in quella stanza gli elementi rilevanti e utili alla trama. In altre parole, mi capita assai spesso di leggere lunghe, dettagliate e quasi sempre inutili - nonché irritanti - descrizioni di luoghi, abbigliamenti, piatti serviti eccetera che nulla tolgono o mettono alla trama, ma servono, a mio avviso, solo ad allungare il brodo. Non dico che un po’ di colore non ci voglia, ma non bisognerebbe farsi prendere la mano.
Idem per i personaggi. Chi legge deve riuscire a vederli - compito assai difficile perché ogni lettore, nonostante gli sforzi di chi scrive, si farà una propria personale immagine dei vostri personaggi. Al loro primo apparire, basteranno pochi cenni sapienti per descrivere classe sociale, abbigliamento e carattere, il resto tenetelo da conto e lasciatelo andare un po’ alla volta nel corso della narrazione. O meglio ancora affidatelo ai dialoghi, ma anche qui attenzione. La Highsmith ci ricorda che: “Spesso si può dare il succo di una conversazione di quaranta righe in tre righe di prosa”.

Siete sempre convinti di voler scrivere un giallo/thriller/noir? Mah?! Più invecchio e più trovo che leggere sia un’attività molto più intrigante di scrivere. Ma forse mento sapendo di mentire.


Descrizioni lunghe o brevi? Molti dettagli o pochi ed essenziali? Dite la vostra.


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