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Data

01 March 2023

Scritto da

Francesca Battistella

Ben Pastor e Martin von Bora

Il coraggio di una grande scrittrice e l’incredibile talento di un ufficiale tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale

Sì, credo ci vogliano coraggio e inventiva per creare un personaggio come Martin von Bora, ufficiale tedesco della Wehrmacht e collaboratore della Abwehr, il servizio di controspionaggio militare che faceva capo all’ammiraglio Canaris, nella Germania nazista. Ci vuole coraggio, un grande equilibrio interiore, una messe sconfinata di conoscenze e una penna fuori dal comune come quella di Ben Pastor.
Ben Pastor nasce a Roma come Maria Verbena Volpi. Si laurea in lettere con indirizzo archeologico a La Sapienza e si trasferisce molto giovane negli Stati Uniti dove sposa un ufficiale di aviazione dal quale mutua il cognome di origini basche Pastor. Ben Pastor ha insegnato in varie università statunitensi e ha svolto un’intensa attività didattica e saggistica nei campi più disparati che formano la base della sua vasta cultura. Al centro della saga di Martin von Bora, composta da tredici libri, c’è un tema caro all’autrice: la condizione esistenziale dell’uomo in guerra. Il personaggio di Bora - come la Pastor stessa ha detto - trae ispirazione dalla figura di Claus von Stauffenberg che nel 1944 attentò alla vita di Hitler e per questo motivo fu condannato a morte insieme agli altri cospiratori. Ma Martin von Bora resta comunque una figura a sé stante, unica e solitaria nel panorama letterario del giallo storico.
Martin-Heinz Douglas Whilelm Friederich von Bora nasce in Scozia a novembre del 1913. Proviene dalla nobiltà terriera della Prussia Orientale, da quei Baroni Baltici che verranno spazzati via insieme alle loro terre - sempre in bilico e contese - alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Figlio di un notissimo direttore d’orchestra, che lui non ha mai conosciuto perché morto quando Martin era piccolissimo, ha una nonna scozzese, un nonno proprietario di una nota casa editrice, la Bora Verlag dissidente rispetto al nazismo, un rigido patrigno, alto ufficiale dell’esercito durante la Prima Guerra Mondiale, assai critico nei confronti del regime hitleriano, un fratellastro aviatore, Peter, e una madre amorevole, Nina. Come molti giovani della sua epoca, è cresciuto con l’idea che dal primo conflitto mondiale si sarebbe potuti uscire meglio e con più onore. Eppure resta, in qualche modo, un outsider. Per quanto possa aver abbracciato il regime hitleriano con l’entusiasmo dei suoi verdi anni - lo incontriamo volontario in Spagna, ovviamente dalla parte dei franchisti, nel 1937 - con il passare del tempo ne vede gli errori e gli orrori, ne constata la follia. E allora, come restare fedele a se stesso e ai propri potenti principi morali - Martin è laureato in filosofia ed è inoltre un fervente cattolico - nel bel mezzo dell’uragano?
La sua presa di coscienza si manifesta, libro dopo libro, prima con piccoli atti di insubordinazione e disobbedienza e poi con chiare denunce al Comitato per i crimini di guerra. Questo attirerà su di lui l’attenzione e il disprezzo di Gestapo e SS che finiranno per procurargli non pochi problemi.
Non di meno, Martin von Bora è un militare: impeccabile - si rasa due volte al giorno, la divisa sempre perfetta, il volto imperscrutabile -, stoico, controllato. Ma dietro questa magnifica statua alta quasi due metri si nasconde un carattere romantico e profondamente passionale. Sembra quasi che tutto ciò che non lascia trasparire quando veste l’uniforme, si dispieghi e scoppi quando se la toglie. A provocare la metamorfosi è la giovane moglie Dikta, sontuosa, superficiale, terribilmente presa da se stessa e spietata, che gli causerà molto piacere e altrettanto dolore.
Il percorso compiuto da Bora nell’arco temporale 1937 - 1945 è tormentato e accidentato. Compito della Pastor - nelle sue precise parole - è salvargli l’anima senza per questo forzare o deformare la sua natura originaria: la fedeltà alla patria, gli obblighi di classe, l’educazione ricevuta, la fede politica. Tanto, su Martin, ci pensa la vita a lavorare di bulino. A forgiarlo è l’esperienza, la mutilazione che subisce - la perdita di una mano, lui, pianista provetto e grande amante della musica -, l’abbandono da parte della moglie, l’orrore della campagna di Russia, la morte del fratello Peter. Pezzi di lui che scompaiono in parallelo, o così sembra, all’aumentare della coscienza degli errori di valutazione commessi.
Come si diceva all’inizio, il ciclo dedicato a Bora può iscriversi all’interno del giallo storico. Pertanto, in ciascun libro Martin dovrà risolvere un caso complesso e intricato, ma con la tipica sagacia dell’osservatore pignolo e grazie a una mente acuta, ne verrà sempre a capo. Ciò che, a mio avviso, colpisce davvero è la cornice entro la quale si svolge l’azione. Ben Pastor ha una conoscenza perfetta e dettagliata non solo dei luoghi - si va dalla Spagna, all’isola di Creta, a Roma, alla Francia, all’Ucraina, alla Russia, al lago di Garda -, ma anche del contesto storico, politico e sociale dell’epoca, finanche dell’equipaggiamento e dei mezzi militari usati.
Con l’avanzare del conflitto e il declinare della sua sicurezza personale - Gestapo e SS gli stanno col fiato sul collo - Martin si affida sempre più ai ricordi. Momenti della sua infanzia e adolescenza, della vita libera e spensierata nella grande tenuta di Trakehnen nella Prussia Orientale - di cui dopo la guerra non resterà più nulla e che verrà inglobata nell’enclave russa di Kaliningrad -, la prima esperienza sessuale durante un soggiorno romano, i primi incontri con Ditka e la speranza, mal riposta, di costruire con lei una famiglia, di poter crescere dei figli. Sono ricordi venati di una dolce malinconia e mai autoindulgenti che Martin affida al suo inseparabile diario insieme al riassunto dei giorni vissuti, a ciò che nota intorno a sé, ai caratteri in cui si imbatte lungo il cammino. Ricordi che lo sostengono durante i mesi terribili dell’assedio di Stalingrado e che si fanno più vividi e concreti con il passare degli anni venandosi di nostalgia per un mondo che mai più potrà essere lo stesso, che la Germania vinca o perda la guerra.
Ben Pastor scrive in inglese. In Italia, i libri del ciclo di Martin von Bora sono pubblicati da Sellerio in cartaceo e in e-book. Andrebbero letti in ordine cronologico, ma questa scelta sta al lettore. I miei preferiti sono Il cielo di stagno che si svolge in Ucraina esattamente dove ora si sta combattendo - già, proprio così! - Kaputt mundi che racconta dell’attentato di via Rasella - 23 marzo 1944 -, della strage delle fosse Ardeatine e dell’arrivo degli alleati a Roma, Lumen, primo a uscire ma non primo in ordine cronologico, La notte delle stelle cadenti e La Venere di Salò, che suggerisco di leggere per ultimo, perché lo é e leggerlo prima degli altri sciuperebbe la sorpresa.


Piccolo suggerimento

Bisognerebbe riprendere l’antica abitudine di tenere un diario dove annotare, più che i semplici fatti di un giorno, le emozioni, le sensazioni che abbiamo vissuto e provato. I ricordi che un avvenimento ha suscitato in noi. E ogni tanto rileggerlo per vedere se e come la vita ci ha cambiati.


Foto di Abenteuer Albanien su Unsplash

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