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Data

12 January 2023

Scritto da

Francesca Battistella

Si riparano ricordi di ogni tipo

Esiste un luogo reale o immaginario nel quale sia possibile recuperare bellezza, serenità e amicizia perdute? Forse sì.

L’idea di tenere un diario era sorta in me durante il 2020, anno del Covid e delle sue angoscianti chiusure. In realtà cercavo qualcosa che desse un senso a quei giorni amari e silenziosi. Giorni in cui un microscopico organismo ci aveva costretti a distanze fisiche e spirituali, accentuando rabbia, malanimo, sconforto e depressione. Non stavamo e non stiamo diventando migliori. È probabile che in futuro accada, ma quel giorno sembra parecchio lontano. 

In quell’anno maledetto, in tanti - amici, parenti o semplici conoscenti - sono morti soli e lontani da noi, senza che avessimo la possibilità di vederli per l’ultima volta. E insieme a loro se ne sono andati esperienze condivise, momenti di felicità o di tristezza trascorsi insieme. In una parola, i ricordi di un pezzo grande o piccolo della nostra vita. Dove trovare rifugio in tanta desolazione? Esiste un luogo reale o immaginario nel quale sia possibile recuperare bellezza, serenità e amicizia perdute?
Marcel Proust non era certo uno spirito allegro, ma le pagine in cui rievoca un tè e una madeleine utili a ristorarlo in un piovoso e freddo pomeriggio parigino sono intrise di dolcezza, di calore, di palpabile seppure effimera speranza.
“All’improvviso il ricordo è davanti a me” dice e ci pare di vederlo battere le mani entusiasta. 
Il ricordo. I ricordi. Un patrimonio che ci portiamo dentro e che non utilizziamo come dovremmo. D’accordo, non tutti i nostri ricordi sono belli. Ce ne sono di tristi e avvilenti. Lasciamoli un attimo da parte, chiudiamoli in una stanza remota dove non possano nuocere e recuperiamo invece quanto di positivo e gratificante ci è accaduto nella vita. Anche nelle esistenze più miserabili, almeno una volta, c’è stato un raggio di sole. Possiamo riacciuffarlo?
A Napoli, a palazzo Marigliano, in via San Biagio dei librai, nel cuore del Centro Storico, c’è il laboratorio d’arte di Tiziana D’Auria. Lo vedete nella foto. 
Pensate un po’: qualcuno che si prende la briga di riparare ricordi. Straordinario. 
Sono oggetti, un po’ come la Madeleine di Proust, cose appartenute a qualcuno e impregnate di vita vissuta. Credo che ognuno di noi, nelle case che abitiamo, conservi cimeli di un passato remoto o recente, piccoli o grandi indizi di momenti salienti del nostro cammino su questa terra. Regali di amici che non ci sono più o non vediamo da anni o ancora vicini a noi. Eredità che ci arrivano da parenti scomparsi o mai conosciuti. Magari li teniamo in bella vista ma, si sa, così finiamo per non ‘vederli’ più. Sono ormai diventati parte di un quotidiano che ci rende ciechi e sordi al loro richiamo. E se invece provassimo ad accorgerci di loro come fosse la prima volta che ci appaiono davanti? A chiudere gli occhi e a rivedere la loro storia, il modo in cui sono arrivati fino a noi, le circostanze di quel dono o trasmissione dal passato?
E se è vero che ogni ricordo patisce di una deformazione della memoria dovuta al fatto che non siamo più gli stessi del giorno in cui quel particolare oggetto ci è stato consegnato, non importa. Sforziamoci di essere onesti e anche, perché no, di usare un po’ di fantasia e immaginazione. Non hanno mai fatto male a nessuno e per molti sono state un’ancora di salvezza dall’abisso. Ricordare è anche ri-vivere: un modo bello e innocuo per restaurare la vita e la speranza. 
E dei ricordi fanno parte anche libri, film e viaggi che rappresentano un allargamento delle nostre esistenze, quelle vite che altrimenti non potremmo vivere e che pure ci completano e ci arricchiscono. Anche di questo mi piacerebbe parlare a chi vorrà seguirmi.
Ora, se non avessi avuto in dono l’esperienza e l’affetto di due persone speciali questo diario o blog non avrebbe mai preso il via perché non avrei saputo neppure da che parte cominciare per crearlo e metterlo in rete. Allora, grazie Mimmo e grazie Barbara. Mille benedizioni su di voi.

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